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venerdì 27 marzo 2015

Vincenzo Turba Recensioni


Il Convivio Anno XI n. 3 Luglio - Settembre 2010 n. 42

 

Vincenzo Turba, Pensieri inquieti, romanzo, 2009

Angosciante, filosofica, scientifica, religiosa, agnostica,

estatica, comunque e sempre al centro del nostro vivere c’è

stata e c’è la ricerca - o la negazione - dell’Assoluto,

dell’Ente supremo, del Principio di ogni cosa, ma giammai

così leggera, quasi un sibilo di ali e rassicurante, come quella

di Vincenzo Turba. La ricerca della verità e della sua esistenza,

da parte del Nostro, si snoda lungo un viaggio nel

cosmo, dentro una temporalità di milioni di anni luce, attraverso

un racconto giallo-rosa dalle sfumature del cielo. La

personale certezza dell’autore - empirica, emozionale ma

autentica – si contrappone ai dogmi della nostra fede, ma

non vi è collisione tra esse, né accesa dialettica, poiché, alla

fine, scherzosamente, gioiosamente, amorevolmente, le due

tesi coincidono, e il confine che le divide sta semplicemente

nella diversità dei nomi. Per il Turba la valenza maggiore

spetta al pensiero, trasparente, velocissimo, curioso, quasi un

Ulisse alla scoperta del mistero oltre le colonne d’Ercole, per

la religione di Gesù all’anima, anch’essa con possibilità di

comunicazione col pensiero altrui, che risiede, però, nascosto

in assurde profondità cosmiche. Ed è il pensiero, infatti,

che si avvia alla ricerca di chi ci governa, l’Armonia, a capofitto

dentro una gustosissima e dolcissima avventura;

l’anima di Simone, inviata da Gesù, si affianca ad esso (ma

fa fatica, perché più pesante, a percorrere il tempo e lo spazio)

ed insieme raggiungono il punto in cui la luce è per il

primo Armonia, per il secondo Dio nostro Onnipotente, anche

se unica ne è la fonte.

– Mi avete permesso (è l’anima di Simone che parla rivolta

ai tre pensieri che lo accompagnano) seguendo le vostre

sagge orme, di farmi addentrare l’anima nelle zone più

misteriose dell’Universo ed alla fine quale fantastica visione

mi sono trovato davanti al pensiero, grazie a voi? L’Onnipotente!

Ed il suo regno! Vi chiedo ora, di grazia: prima di

abbracciarvi e poi di far conoscere a Gesù la lieta novella. –

Tania (il pensiero madre) ed i figli tanto si commossero per i

sinceri ed affettuosi pensieri dell’Apostolo, che presero loro

l’iniziativa di abbracciarlo affettuosamente. Aggiunsero poi:

Certo Simone: tu hai avuto la visione della Suprema Armonia

e noi quella dell’Onnipresente! Come avrai compreso i

nostri spiriti si sono amorevolmente incrociati!...

Il Turba (la sua certezza è adamantina, deve solo dimostrare

agli altri quello in cui lui crede) ci pone dinanzi uno

spettacolo meraviglioso, (l’inferno probabilmente non esiste)

in cui a trionfare, abbracciando ogni cosa e tutti, anche le nefandezze,

è l’amore, espressione suprema dell’Armonia: Ma

l’amore, misteriosa forza che tiene assieme materia, spirito,

mondi ed esseri, riconduce ogni pensiero alla stessa visione

e quindi non vi è nulla che possa dividere il credente dal miscredente

e dallo stesso malvagio, che è destinato anch’esso

a ritornare, prima o poi, nell’alveo dell’Armonia. Supremo

equilibrio, che non può essere turbato da nessuno, pena il

suo annientamento: E tante volte lo rividero col pensiero

quel mondo. Ma una volta, nonostante che il loro pensiero

fosse particolarmente acuto, non lo trovarono più: Che fosse

andato a finire in un’altra parte dell’Universo? Che fosse

stato messo in quarantena dalla Suprema Armonia?

Con nostalgia ed un certo dolore, compresero che un

corpo celeste non può turbare troppo a lungo l’Armonia

dell’Universo. Ci si sente attraversati da un’ansia di bene, da

una divertita fantasia nel leggere la narrazione dello scrittore

che delicatamente, amorevolmente, attraverso una sintassi

anch’essa leggera e giocosa ci immerge tra le avventure cosmiche

in attesa che qualcosa, prima o poi, ci illuminerà e

cullerà, quasi una nenia celeste. È risposta univoca, quella

del Nostro, assente da contaminazioni filosofiche, religiose o

cosmologiche, l’avventura della mente, anzi, di ciò che di lei

in eterno resterà, il pensiero, serenamente intrappolato

nell’Armonia suprema che tutto governa.

Felicia Ferlito

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