Eccoci di nuovo a parlare di autori
che hanno pubblicato con Edizioni Alef.
Questo mese incontriamo
Giampiero Ruggiero.
Prima di tutto vorrei chiederti …
chi è Giampiero?
Domanda folgorante! E’ un professore
e un uomo determinato, volitivo, che crede nella cultura e nella scuola,
desideroso di crescere e di imparare tanto e che non si stanca di lavorare,
perché è innamoratissimo del proprio lavoro.
Ci racconti un po’ del tuo approccio
al mondo della scrittura. Quando e perché hai iniziato a scrivere?
Era un desiderio recondito e covato
da molto tempo. Molti mi spingevano a farlo, anche perché è una delle poche
cose che mi è sempre riuscita facile fin da piccolo. Riesco a tirare fuori
quello che neppure a parole riesco a fare. La scrittura è riflessione,
profondità, immaginazione … umanità. So bene che il mio campo è un po’ troppo
circoscritto e specialistico, ma ho cercato di rendere fruibile anche ad un
pubblico di profani una letteratura che è sempre stata di nicchia ed elitaria,
sconfinata ingiustamente nel mondo della scuola o, peggio ancora, nella turris eburnea accademica. E comunque
sto pensando a qualcosa di diverso e ad una scrittura più creativa; devo
ringraziare per questo mia moglie: è lei che mi spinge e mi carica
positivamente. Lei mi dice che quando parlo o scrivo so essere policromo,
poiché passo dal serio al faceto, dal
tragico al comico con una fluidità sorprendente. Quindi sono aperte le porte ad
altre scelte.
Di che cosa non puoi fare a meno
mentre ti accingi alla scrittura? Hai qualche rito scaramantico, curiosità o
aneddoto da raccontarci al riguardo?
Di stare solo e in silenzio. Quando
ho qualche difficoltà mi alzo: mentre sono sotto la doccia o a letto prima di
addormentarmi penso e ripenso: le idee migliori o la soluzione mi viene
stranamente in quei momenti.
Stai per partire per un viaggio, ma
puoi portare con te solo tre libri. Quali scegli?
Sono un cultore del mondo classico e
della letteratura nostrana: quindi non può mancare Seneca, Pirandello (lo amo
alla follia!) e poi… dai Ovidio (l’Ars
amatoria serve per eventuale avventura!).
Il greco perché? Lingua morta o
viva?
Il discorso sarebbe lungo: per i
profani e, permettetemi, per gli “ignoranti” non serve. Allora io mi chiedo:
“ma ditemi qual è la cosa che serve veramente nella vita?”. Lingua viva o
morta: il problema non è questo: tutte le lingue prima o poi moriranno; anzi la
lingua muore giorno dopo giorno, perché essa è esattamente un essere vivente
come lo siamo noi; nasce, si evolve, cambia e si estingue. Ma il greco, quel
greco che si studia nei Classici è una lingua ormai “santa” (perdonate l’audace
blasfemia dell’accostamento). Essa è lì fissa, immobile in una bellezza
sempreverde, perenne, madre di una letteratura a cui tutti i poeti e gli
scrittori hanno guardato come modello. Quel greco è la nostra storia, in esso
ci sono le nostre radici. E poi vogliamo parlare della ricchezza culturale e
dell’azione formativa della lingua greca, da cui quella latina non può
prescindere? Ogni giorni faccio comprendere concretamente ai mie alunni quanto
giovi alla mente e alla ragione la lingua greca. Vorrei vedere un medico che
non ha studiato il greco. Il greco si può anche dimenticare, ma la bellezza
della sua azione “demiurgica” rimane e brilla nella persona.
E le tue letture di oggi? Quali sono
i generi e gli autori preferiti. Che libri tieni sul comodino?
Di autori contemporanei, devo dire
la verità, non me ne piacciono tanti. Non trovo ancora quello che mi prende e
mi interessa. Siamo sommersi da tanta banalità che non so orientarmi. Comunque
mi piacciono i romanzi e le biografie. E adoro i saggi, ma quelli ben scritti e
riguardanti la politica o questioni sociali o etici. Insomma una letteratura
impegnata e profonda che serva quanto meno a capire la realtà in cui ci
troviamo, a saperla decodificare e ad accrescere il nostro spirito critico. E
poi libri ben scritti. I libri devono essere e sono opere d’arte: la forma è
importante! Avete capito: non sopporto la sciatteria.
Come fai a tornare dal caos umano
dopo il silenzio che incontri quando sei nella profondità della scrittura?
Mia moglie è sorpresa dalla facilità
e dalla rapidità con cui mi immergo nello studio e nelle mia attività di
lavoro. Non è che io viva nel caos, non mi piace. Ci sono momenti di
divertimento, ascolto molto la musica, ma poi riesco a ritagliarmi i momenti di
silenziosa quiete nel mio studiolo seminterrato. Più che il silenzio ho bisogno
di una temperatura confortevole: il caldo, il tepore. La cosa che mi disturba
più di tutte è il freddo!
Una critica che hanno fatto al tuo
libro.
Una! Una sola!? Chissà quante ce ne
sono o ce ne sarebbero! Scherzo. Comunque penso che soprattutto nel mio caso di
piccole annotazioni da fare ce ne siano. Ma per me vale la funzione costruttiva
della critica e il continuo miglioramento.
Il prossimo libro cui stai pensando
o lavorando?
Al momento
sto ultimando un lavoro di traduzione e commento ad altre due opere di Plutarco di Cheronea tratte dai Moralia: si tratta di due scritti
consolatori. Uno rivolto ad un amico per la perdita dell’amato figlio e il
secondo alla propria moglie per la morte della cara figliuola. Insomma due
testi molto attuali, commoventi e anche utili. E’ bello e interessante vedere
come gli antichi cercavano di consolarsi
dinanzi alla morte con argomenti che vanno al di là della fede, con l’ausilio
della sola ragione.
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Nato in provincia di
Brindisi e animato da una spiccata passione per la cultura del mondo classico,
ha conseguito la laurea in Lettere Classiche presso l'Università del Salento,
proseguendo gli studi con corsi accademici di perfezionamento posta- laurea in
filologia classica. Abilitato all'insegnamento su concorso ordinario a cattedra
e tramite Scuola di Specializzazione presso l'Università Cattolica di Milano,
attualmente insegna Latino, Greco e Italiano come docente di ruolo presso il
Liceo Classico Statale di Casarano in provincia di Lecce. Nelle pause della sua
attività didattica continua a dedicarsi allo studio del greco antico, con una
particolare predilezione per l'opera di Plutarco di Cheronea, i cui Moralia
costituiscono al momento l'oggetto dei suoi studi linguistici e letterari.
@lorenzofantacuzzi