Aprile 2015
Questo mese abbiamo intervistato per "un autore al mese", Dimitri Sodi Pallares, alias Giangiovanni Rivolta.
Nato casualmente a Milano il 1961 da famiglia di origine oltrepadana in attendamento temporaneo, vive a Pavia o giù di lì. Medico veterinario. Ha viaggiato e vissuto per lavoro in quasi tutto il mondo. Gli mancano solo Africa ed Australia ma pensa di avere ancora tempo per colmare questo vuoto. Gli piace ascoltare (a volte anche fingendo di dormire). Ama la buona cucina, il buon bere ed ovviamente gli animali. Non potrebbe vivere senza amici ed un grande amore
Fuma sigari “Che” perché la vita lo costringe a correre e non gli lascia più tempo per la Pipa o un buon Cubano
Questo è il suo primo tentativo di cimentarsi in un romanzo. Si è divertito a scriverlo. Si chiede se qualcuno possa divertirsi a leggerlo.
Per gli stretti riferimenti alla sua vita, alla città in cui è cresciuto e lavora sceglie lo pseudonimo Dimitri Sodi Pallares, derivato da quella di Demetrio Sodi Pallares, famoso cardiologo messicano, che ha saputo fare della scienza poesia, ed anche un po’anche filosofia (come piacerebbe fare a lui).
1.
Riassumiti in una frase.
Non abbatterti per i tuoi sbagli ma cerca
di farne tesoro. Un giorno capirai che ti hanno insegnato qualcosa.
2.
Nella scrittura del racconto, “La luna a
due lame”, quali sono state le tue principali ispirazioni?
La vita di ogni giorno. Ogni personaggio
porta dentro di sé frammenti di persone che ho incrociato nella vita reale. Io
stesso sono, per così dire dicotomizzato nei miei pochi pregi e numerosi
difetti in due personaggi diversi.
3.
Stai lavorando a qualche altro romanzo?
Si, a breve avrò terminato il secondo
capitolo delle avventure di JJ Rivolta. Sarà una sua evoluzione verso la
possibilità di essere veramente sé stesso
4.
Ti ha aiutato l’utilizzo dei social
network per la promozione del tuo libro?
Assolutamente si, dagli amici inizialmente
poi al passaparola di chi lo ha apprezzato, che rimane lo strumento più utile
per un esordiente o per chi non può contare sulla fiducia a priori
5.
Se ora avessi dinanzi a te un quaderno
pieno di righe vuote, cosa scriveresti?
Il viaggio più lungo del mondo è iniziato con un passo. Il
libro più bello con una frase. Incomincio.
6.
L’ultimo libro letto?
“Ti prendo
e ti porto via.” Niccolò Ammaniti. Credo il migliore del migliore nel suo
genere.
Così geniale da rasentare la
follia.
7.
Scrivere è un modo per parlare di te o
suggerire qualcosa agli altri?
Impossibile scindere le due cose. Forse un
modo di suggerire a me parlando degli altri?
8.
Cosa vuol dire scrivere?
Guardarsi dentro, guardarsi attorno e
lasciare uscire quello che si sente come se scivolasse da dentro, attraverso la
tastiera, sulle pagine.
9.
Hai una carriera parallela come
veterinario. Che ruolo ha la tua professione, se né ha, nel processo creativo?
Nella mia professione avendo a che fare
con pazienti che non parlano ma comunque comunicano, mi sono abituato a cercare
di cogliere le emozioni positive o negative dagli sguardi e dai comportamenti. Ecco
credo che cercare di creare emozioni invece di descriverle, di fare emergere
cosa c’è nascosto dietro una frase, sia la dote dei grandi scrittori. Mi
piacerebbe un giorno saperlo fare alla perfezione. Sono appena tornato da un
viaggio di lavoro dalla Spagna e come sempre, quando passo da Madrid, mi sono
ritagliato un’ora da passare davanti a Guernica. Ogni volte mi entra dentro,
sempre di più. Passerei il resto della mia vita con 37,5 di febbre se mi fosse
dato il dono di fare qualcosa di simile in un libro.
10.
In Italia la letteratura di genere non ha
vita facile: perché?
Purtroppo siamo in un momento di deriva culturale,
specialmente in Italia. E media e televisione non aiutano di certo. Il profitto
prevale sulla qualità. La massificazione rende. Il cibo che piace a tutti costa
poco e si vende tanto. Anche quello che dovrebbe nutrire la mente. Viviamo in
nel paese più bello del mondo, ma lo stiamo distruggendo. Nei musei e nelle
esposizioni si trovano molto più stranieri che Italiani. A San Pietroburgo ho
visto operai che facevano la coda alla fine delle ore lavorative davanti
all’Hermitage, A Mosca davanti al Bolshoi. A Tokyo davanti ai teatri Kabuki. In
Italia solo davanti ad uno stadio di calcio
Grazie per aver condiviso con noi di Alef il tuo manoscritto, collaborare e conoscerti con te è stato un vero piacere.
@lorenzofantacuzzi