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sabato 28 novembre 2015

Concorso letterario: La magia del Natale




Il Natale si avvicina, si può percepire il profumo nell’aria, quel profumo che fa cambiare tutta l’atmosfera intorno a noi, che la rende magica, che ci trasforma in bambini, sognatori. Le dolci note delle musiche natalizie ci giungono alle orecchie da ogni androne, in ogni luogo. Le luminarie ci fanno compagnia rallegrandoci durante il giorno e illuminando i nostri cammini la notte.
E in quest’atmosfera magica che ha origini nei tempi più lontani quale miglior modo di festeggiarla tutti insieme con un bel concorso di racconti, fiabe e poesie?

Siete tutti invitati a postare un breve racconto, una fiaba o una poesia che abbia come argomento il Natale, in tutte le sue vesti, com’è oggi, com’era in origine, le sue leggende… 
Inviate il vostro scritto a manoscritti@edizionialef.it entro il 25 dicembre 2015, noi lo posteremo sulla pagina dell’evento e il racconto che riceverà più mi piace entro il 31 dicembre 2015 vincerà un pacco spesa del valore di 100,00 euro e la pubblicazione in un’antologia dei migliori dieci lavori pervenuti, pubblicati da Edizioni Alef.


Il vincitore verrà comunicato il 06 gennaio 2016.

Data di inizio: 01 dicembre 2015
Fine concorso: 25 dicembre 2015
Premiazione: 06 gennaio 2016


Premio: Pacco spesa valore 100,00 euro e pubblicazione nell'antologia natalizia.


@lorenzofantacuzzi

domenica 22 novembre 2015

Jamshid Shahpouri e la dolcezza persiana



Conosciamo meglio il nostro amico e autore Jamshid Shahpouri.

Nato in Iran nel 1959, ho studiato alla scuola superiore fisica e matematica, ho frequentato corsi di specializzazione in inglese e nel 1979 mi sono trasferito in Italia.
La prima cosa che ho fatto e studiare l’italiano, poi mi sono iscritto all’Università di Catania per studiare ingegneria, successivamente architettura a Venezia.
Sono sposato, mia moglie è italiana e ho due figli.
Nonostante i miei studi scientifici amo scrivere poesie, testi per canzoni e racconti, sia in persiano che italiano.
Mi occupo di fotografia, traduzioni e collaboro con siti internet che si occupano di Iran.




1. Raccontaci qualcosa di te e sulla tua passione per la scrittura. 
Alla scrittura arrivo con molto “ritardo”. Intendo dire nell’età avanzata. Ho sempre avuto un debole per le poesie, erano e sono tuttora più congeniali a me – mi prendono emotivamente fino a condizionarmi la giornata, se non le giornate; in bene e in male. Del resto io sono persiano, noi siamo un po’ toscani per quanto riguarda la poesia. Fa parte del nostro parlare, del nostro comunicare. Quando ero giovane, era facile incontrare anziani, magari analfabeti, che sapevano a memoria intere opere liriche dei grandi poeti ed erano una fonte di emozioni. Erano affascinanti. Cosi come i cantastorie che allora erano un po’ di colorito folklore nelle viuzze dove crescevamo spensierati. Ci costringevano ad un’amabile contemplazione.
E poi, come chiunque ami la poesia e ne mastichi un po’, finisci per scriverne qualcuna anche tu. È una forza sopranaturale che ti sovrasta, strappandoti ogni arbitrio e quindi scriverle diventa un bisogno, specie subito dopo la lettura di qualcuna che ti colpisce fortemente.
La mia non finiva qui, avendo due lingue e appartenendo a due culture (lo dico orgogliosamente e con un pizzico di presunzione), dovevo fare sapere a una parte qualcosa letto dell’altra, a tutti i costi. Ecco i primi passi nella traduzione, soprattutto per mettere al corrente i miei familiari italiani, cosi come quelli iraniani. Un cammino arduo quanto coinvolgente. Certo non sono mancati momenti di disperazione. Chi traduce cammina sull’orlo della banalità, non ci vuole nulla per oltrepassarlo inavvertitamente. È un rischio che bisogna correre e che ti consuma non poche energie. Tuttavia è un lavoro molto appagante quanto d’arricchimento. «La traduzione è sempre un esercizio formativo per uno scrittore.» - Dacia Maraini
Come nel caso della poesia, anche la traduzione ti inietta un po’ di audacia fino a invogliarti prima o poi, a scrivere qualcosa di tuo. Ed eccomi qua! Seppur debba ancora fare molta strada per essere uno scrittore “vero”.

2. Vorresti scrivere un romanzo e di che genere?
Il genere non lo so. Mi piace lo stile di “in nome della rosa”: giallo, storico, conflittuale, concettuale, rivelatore delle contraddizioni e le loro verità, … , ma anche narrazione; in poche parole: intrigante. Se potessi un giorno mettere assieme tutte le peculiarità da ritenerlo “intrigante”, allora sì, mi piacerebbe scrivere un romanzo; altrimenti resto aggrappato ai racconti, alle poesie, alle traduzioni, che comunque debbano essere anche loro “intriganti”, seppur in una dose minore.

3. Dove ti piace scrivere i tuoi libri?
Credo di comprendere la tua domanda. È vero, esiste un luogo fisico per poter scrivere. «Io lavoro (leggi scrivo) nel mio studio.» Disse una volta Andrea Camilleri. La concentrazione è una sfera invalicabile. Scrivere è maledettamente simile a un caos e lo scrittore è colui che troverà un ordine nel viavai ingarbugliato di innumerevoli pensieri. La somma tra la valenza dei pensieri e il grado del loro ordine da’ il valore dello scrittore.
Il mio posto è davanti al computer nella stanza del casino (cosi la chiamano i miei).

4. Dove trovi l’ispirazione quando scrivi un libro?
L’ispirazione nasce dall’emozione. Da un evento esaltante, un pensiero arguto, un panorama seducente, un bel fiore, da qualsiasi cosa capace di destare il sentimento ed il bisogno di raccontare quell’emozione fa il resto. La letteratura è una razionalità emotiva che non è una contraddizione, ma uno strumento per posizionarsi in un punto di vista diverso. Ma poi come lo possiamo utilizzare questo strumento, è molto soggettivo.
Calvino diceva di essere lento nell’iniziare a scrivere quando aveva un’idea, però celere nel finirlo. Ma non è cosi per tutti. C’è chi elabora l’idea iniziale e comincia a scrivere in un secondo tempo e chi comincia un’idea e l’elabora strada facendo.

5. Quando hai scritto il tuo primo libro?
A sedici anni. E menomale che l’ho perso, avrei avuto molte delusioni. Subito dopo però, ho scritto una sceneggiatura teatrale per la scuola che è andata pure in scena.
Finora, ho solo pubblicato traduzioni sotto forma di libri. Poesie e racconti sono stati inseriti nelle varie antologie. L’ultima è “Raccontami una storia” in cui io partecipo con una libera interpretazione in italiano di un racconto popolare persiano, che è in fase di pubblicazione con la collaborazione della Caritas di Udine.

6. Quando di te c’è nei tuoi libri?
Direi moltissimo. Non in termini autobiografici ma come inconscio. Un lavoro letterario viene comunque partorito dalle viscere dell’autore quindi è impossibile non impregnarlo di sé. E poi, mi viene quasi impensabile immaginare un’opera artefatta, lontana da vizi e virtù di che la plasma.

7. Trovi difficile scrivere in una lingua che non è tua?
Prendo in prestito le parole di Josef Konrad: «Nell’intimo mi parlo in polacco, ragiono e faccio considerazioni in francese e scrivo in inglese.»
Questa affermazione di Konrad rende moltissimo, nonostante la sua drasticità. Nell’imparare una nuova lingua, ci sono parti di te che si formano e crescono coll’aumentare della conoscenza di quella lingua, e rimangono “originarie” di essa. In altre parole, una parte di te ne acquisisce la nazionalità e diventa “straniera” nei confronti della parte di altra lingua. Ma convivono nella stessa casa accettandosi incondizionatamente, come due amanti stranieri. Quindi uno si sdoppia in funzione del numero di lingue che conosce. Perciò non è “difficile” scrivere in una lingua acquisita perché ogni volta interviene quella parte interpellata.

8. Cosa risponderesti a chi ti dice: Mi piacerebbe scrivere, ma dove lo trovo il tempo?
Effettivamente non è facile rispondere a questa domanda. Nel mio caso è la passione a procurarmelo, quando sono “in vena” naturalmente.


9. Esiste un libro che ha avuto una grande influenza nella tua vita?
Ovviamente si, e sono diversi. L’ultimo è stato “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani. Dopo un periodo di astinenza quasi ventennale dai libri, che è cominciato intorno ai venticinque anni, ho ripreso a leggere e contemporaneamente, a tradurre. Tradurre è stato sempre una passione per me. Dopo un po’, scelgo proprio questo libro come il mio primo lavoro di traduzione da “professionista”. È un testo voluminoso dai concetti direi non facilissimi, richiede molte ricerche in entrambi le lingue. Dopo un paio di capitoli ho deciso di accantonarlo momentaneamente. Ma se non avessi cominciato da quel testo “sbagliato”, non avrei fatto certo quelle “immancabili” esperienze. Devo tanto a quel libro se oggi faccio questo mestiere.

10. Qual è il prossimo passo ?
Sono molto attratto in questo periodo dai racconti popolari persiani. Sto facendo una libera interpretazione in italiano di questi racconti e non te lo nascondo, stanno venendo abbastanza carini, mi piacciono. Potrebbe essere un’idea farne una raccolta.
Ho anche una traduzione in corso di una bella fiaba scritta da un amico scrittore iraniano. In più dovrei finire la traduzione in persiano del libro “Il giorno prima della felicità” di Erri De Luca.
Quindi il prossimo passo sarebbe, quando sarà, scrivere un romanzo! 





“Il piccolo pesciolino nero”, è il lavoro più conosciuto di Samad e forse anche il suo capolavoro. Si può dire che in questo libro Samad Behranghi raccoglie, evidenzia, contesta, molte barriere che produce la convivenza sociale e ne traccia una via d’uscita: la lotta quotidiana, a cominciare dai bambini. Un argomento cosi caro a lui che per controversie con la burocrazia, in particolare con quella dell’istruzione, finisce anche in tribunale, ma poi assolto.




“Il piccolo pesciolino nero” viene pubblicato nel 1968, giusto un mese prima che Samad Behranghi perdesse la vita.
@lorenzofantacuzzi

mercoledì 28 ottobre 2015

Declino del credo religioso,una pausa nella filosofia e altri pensieri

Un saggio elaborato da Vincenzo Turba, per capire come si è evoluto il mondo che ci circonda.


Quel giorno sentivo le mie idee sempre più confuse.

Il susseguirsi di notizie dalla più varia e contraddittoria interpretazione, mi lasciava perplesso e confermava i miei dubbi che quella grande varietà di contrasti politici, economici, ideali ed etici predominante nel nostro tempo, fosse in grado di rendere chiari a tutti la vera causa della sfocata, se non addirittura falsa visione dell’attuale precaria realtà e gli strumenti per conquistarne una nuova, meno avvilente, più degna di un avvenire.


Più avevo davanti agli occhi quello che stava succedendo nel nostro mondo, anche negli angoli più reconditi, lo scetticismo si sarebbe trasformato in irreversibile sfiducia nelle nostre risorse per farvi fronte, se non fosse stato in me presente l’intuito, divenuto a poco a poco profonda convinzione, che solo una radicale rivoluzione del pensiero avrebbe potuto rendere possibile un’inversione di rotta del nostro cammino.

Il mio stato d’animo non tardò pure a subire gli attacchi di una vera depressione, che però dovette confrontarsi con la mia determinazione di smascherare la vera natura dei tanti avvenimenti che urtavano il mio attaccamento alle severe norme del viver civile, non solo, ma anche di dare un contributo ad un’auspicabile lotta per liberare tutti noi da quelle idee che rendono la vita  un penoso e velleitario tentativo di evitare un progressivo scivolamento verso il baratro.

La reazione, più psicologica che ideale, richiese però da parte mia una concentrazione spirituale che si protrasse tanto a lungo, da esaurire alla fine le mie risorse intellettive e non tardò molto che caddi in uno stato soporifero. Ancora qualche minuto e,quasi assonnato, mi parve di assistere, dalla finestra che avevo davanti, ad eventi più o meno strani , ma da un profondo significato.

Risvegliatomi dopo un indeterminabile periodo di tempo, confidai filo per segno all’amico Gualtiero, che aveva bussato alla mia porta, tutto quello che era accaduto nella mia visione.

Dalla mia finestra assistevo al continuo passaggio di mezzi privati e pubblici sulla strada a due carreggiate che costeggia la locale e importante Casa di Riposo per anziani. Da una parte la strada era costeggiata da diverse palazzine e da qualche negozio precedute da un ampio marciapiedi, mentre dall’altra parte solo un marciapiedi piuttosto stretto la distanziava dalla cancellata del grande giardino dell’ Ospizio. La strada,quasi un’arteria, era un lungo rettilineo,ogni tanto interrotto da un semaforo che dopo aver superato il giardino della Casa di Riposo, era costeggiata da ambo le parti di ville,palazzine e diversi negozi

Non avevo mai avuto simpatia per la vista su quella strada perché il traffico di auto e moto che ospitava era in netto contrasto con la tranquilla vita del paese che attraversava. Tranquillità che io amo sopra ogni cosa.

Inoltre consideravo contro legge la velocità dei veicoli che la percorrevano : in fin dei conti eravamo nell’abitato e il codice della strada pone in questo caso un limite di 50 km orari mentre non molti erano gli automobilisti che la rispettavano. Oramai ero però abituato a quell’andazzo,pur sempre deprecandolo in quanto su quella strada vi era solo un passaggio pedonale, che difficilmente i veicoli, a velocità superiore alla norma,avrebbero potuto rispettare con immaginabili conseguenze per i poveri pedoni.

Se poi qualche sprovveduto avesse attraversato al di fuori del passaggio? Sì! Avrebbe avuto torto,ma certamente sarebbe finito all’Ospedale, anche se in fin dei conti stava attraversando una strada di un centro abitato.

Quel giorno,però,un rumore fuori dal solito, che fece persino tremare i vetri della mia finestra, mi fece aprire di colpo gli occhi quasi chiusi dal sonno. Essendo tutt’altro che giovane,poi,quel rombo improvviso e poco diverso da quello di un aereo che non volasse troppo distante dal cielo, mi fece addirittura sobbalzare, col cuore da un accelerato battito.

Ebbene! Da dove proveniva quel rumore? Incredibile a dirsi proveniva da un tizio qualsiasi che aveva necessità di percorrere quella strada. Proprio così con la differenza però che la voleva percorrere violando più di un articolo di legge : quello del limite della velocità,quello del limite dell’inquinamento acustico ecc…

Ma è mai possibile ?Esistono forse delle auto così rumorose?

No,non esistono, ma quel rumore non era provocato da un’auto, ma da una moto, da un vero centauro, di quelli molto comuni e molto diffusi, con tutte le caratteristiche necessarie per correre su speciali piste ,per abbattere record di velocità, ma che invece vengono venduti a chiunque, col beneplacito del competente Ministero.

Il folle motociclista avendo notato che dopo la curva che stava superando, avrebbe avuto davanti a sé un lungo rettilineo, non ostacolato dal semaforo che segnalava verde, accelerò a tutto gas e fulmineamente la ripresa del veicolo. Superate poi spavaldamente le numerose auto che aveva davanti, si era lanciato in una folle corsa ancor più rumorosa che spericolata. E quella sparatoria di insostenibile rumore,apportatrice di gas micidiale e di una ventata di violenza, continuò a lungo in quanto la strada sarebbe stata rettilinea fino alla prossima curva, che distava non meno di 3 kilometri dall’ inizio della folle sparatoria. Da notare poi che dopo il semaforo la strada continuava fiancheggiata, da ambo i lati, da case,ville e negozi. Il grave pericolo,quindi,era di lungo percorso.

Bene. Concludiamo: non è forse un classico esempio di violenza, la pericolosa bravata del motociclista appena descritta? Sì! E’ proprio una violenza. Violenza contro le norme di legge. La legge può essere inosservata in tanti modi : per mancanza di civismo, per abitudine di imbrogliare il prossimo, specie se questi è lo Stato, per ignoranza della legge,per menefreghismo delle conseguenze che può comportare alla comunità la violazione delle leggi ecc…

Ma quella del centauro aveva qualcosa di più : la violenza. La folle corsa  che avrebbe potuto provocare anche una catastrofe è stato un fulmineo atto di violenza, un disprezzo degli altri utenti della strada,indifferenti a quanto accadeva perché pur’essi soventemente gabbano la Legge,dei cittadini che non sarebbero stati più sicuri di attraversare la strada,di sfida agli organi che dovrebbero vigilare che atti del genere non vengano compiuti e che comunque dovrebbero essere severamente sanzionati,con il ritiro della patente prima di tutto.

Non rari purtroppo sono i casi di gravi e pericolosi eccessi di velocità di auto o di moto che vengono compiuti mentre la Polizia o i vigili proseguono imperterriti ad erogare contravvenzioni per divieto di sosta.

Tutto in definitiva è andato come da copione. La Pubblica Autorità come al solito ha brillato per la sua assenza. Gli utenti della strada hanno sopportato passivamente l’agire del motociclista non avendo tutti la coscienza a posto. I pedoni si sono accontentati degli effetti provocati dal ruggito del centauro su di loro : un senso di paura, quasi approvazione dello sconsiderato comportamento in atto,li ha severamente sconsigliati di attraversare la strada e così il comportamento criminoso non solo è rimasto impunito, ma ha anche limitato la libertà del prossimo.

L’episodio di violenza descritto mette quindi in luce una pecca molto grave, perché mette in causa la pubblica coscienza : la passiva rassegnazione davanti a qualsiasi attentato ai beni,alla persona dei singoli e all’insulto provocatorio delle Istituzioni che ci rappresentano.

Non certo frequenti sono i casi in cui si è arrischiata la vita per impedire la perpetrazione di delitti contro il patrimonio, le persone e le violazioni di Legge.    

Quanto bene si sarebbe fatto e si farebbe al nostro Paese se con coraggio civico avessimo impedito, cercassimo tutt’ora di impedire in ogni modo qualsiasi infrazione di legge, i delitti di ogni ordine e grado, gli insulti alla pubblica decenza,  che cadono quotidianamente sotto i nostri occhi!

Sono invece delle mosche bianche coloro che si fanno sentire, che vogliono onorare il debito verso il fisco obbligando il fornitore a documentare la vendita del suo prodotto,l’artigiano ad emettere regolare fattura della sua prestazione, che inveiscono per l’eccessiva velocità di un’auto,che protestano se il ciclista procede contro mano, se si fanno schiamazzi sulla pubblica via,se si oltraggia pubblicamente il pudore con atti screanzati od addirittura osceni, se alla radio o in televisione si ricorre a parole volgari,triviali, se davanti agli occhi di innocenti creature si commettono atti licenziosi la cui sede naturale sarebbe il postribolo!

Dobbiamo convincerci che il buon esempio e le proteste per qualsiasi agire che leda la comunità, contribuirebbero,nel tempo, a cambiare, a rinnovare l’orientamento ideale di tutti noi.

Malauguratamente ciò avviene di rado,larvatamente e le proteste non sono gridate come dovrebbero essere, ma fatte a bassa voce, con il timore di imbarcarsi in un aspro e rumoroso contrasto, che darebbe invece inizio ad una sana dialettica ed anche ad una coraggiosa lotta,pregiudiziale ad ogni rinnovamento.

Non si erano forse disfatti da colpevoli timori gli eroi della lotta per l’indipendenza dallo straniero e i partigiani che offrirono la loro vita per liberarci dal fascismo?E tanti altri furono gli esempi di amor di patria e di libertà,come purtroppo, d’altro canto, furono barbari e dissacranti tanti delitti perpetrati dai nemici dell’umanità. Pensiamo all’olocausto di migliaia di ebrei, di antifascisti,di rom,di comunisti,di oppositori ad una politica liberticida e riflettiamo su questi eccidi. Vada, nell’occasione, un commosso pensiero al sacrificio dei sette fratelli Cervi, strappati dalla vita tutti assieme dal nazi-fascismo ed all’immenso dolore della loro famiglia, che ci fa  comprendere che la ferocia,il cinismo dei nemici dell’ uomo non hanno limiti.

In altri casi,anche recenti,le proteste di massa si sono invece fatte sentire anche se,però, non sono riuscite ad impedire che boriosi uomini di Stato, al vertice di grandi potenze, mettessero in atto l’invasione dell’Iraq e dell’Afganistan, lasciando ai popoli di scontare le immani conseguenze delle loro sciagurate decisioni.

Una tragica beffa il risultato di queste invasioni delle terre altrui : non hanno minimamente diminuito il fragore delle bombe e l’eccidio di uomini,donne e bambini, che continuano ad imperversare in quei paesi. In Afganistan,per esempio,i talebani dominano ancora su quasi tutto il territorio e la NATO bombarda e distrugge un Ospedale,provocando la morte di medici e ricoverati, col pretesto della presunta presenza nel nosocomio di alcuni terroristi bisognevoli di cure. 

Le proteste,che in tante occasioni sono state elevate con i lumi della ragione e che hanno raccolto l’adesione di larghi strati di tanti popoli, lasciano una traccia di generoso esempio da seguire.

Sarebbe nostro dovere rammentare pure lo sconsiderato e punitivo attacco alla Libia che ha facilitato ,come lo hanno facilitato pure tutti gli arbitrari interventi delle grandi potenze nel medio oriente,l’ingresso nella scena politica e militare dell’ Isis,mano armata del cosiddetto Stato del Califfato.

Ma talmente numerose sono state le manifestazioni più di prepotenza che di potenza di alcuni Stati, che ci dovremmo dilungare a lungo per evidenziarle e denunciarle, a discapito della trattazione di altri argomenti che riteniamo  prioritari e di cui veramente emblematico è quello,già solo in minima parte accennato prima, dell’insufficiente presa di coscienza  del dovere di dare tutto noi stessi per correggere il tortuoso cammino che stiamo oggi seguendo e che ha tutte le caratteristiche di portarci sempre più su una china pericolosa.

Stiamo seguendo,ho detto? Mi sono così espresso non per coinvolgere tutti nella colpevole abulia, che a poco a poco ci farà sopraffare e sta già iniziando a farlo, dalla corruzione e dall’immobilismo spirituale, ma per diluire e rendere meno severa questa grave contestazione : deve essere infatti chiaro che una non esigua parte del gregge umano dispone ancora di una coscienza non  contaminata dal purtroppo preponderante disuso della ragione.

E per mettere in chiaro la capacità risolutrice di ogni problema della ragione, esporremo diversi casi e le conseguenze del mancato richiamo a questa elevata manifestazione dello spirito.

Preliminarmente sarà necessario rispondere a questi interrogativi:

 Che cos’è la ragione?Come si forma? Qual è la sua origine?

La ragione comune è una ordinaria manifestazione di buon senso cui ricorriamo per risolvere qualsiasi problema che non riguardi quelli di ordine etico o che concernano le questioni dell’origine della vita.

La ragione comune è usata da tutti per risolvere i problemi contingenti e decidere sulla loro soluzione nel modo il più vario possibile : secondo la convenienza,il gusto, la valutazione utilitaristica. Ogni risultato acquisito non è censurabile nel merito.

Con l’uso della ragione comune si possono esprimere opinioni su qualsiasi evento, sulle azioni dell’uomo,ma solo in prima istanza.

Solo la pura Ragione può invece individuare in profondità la vera causa che li ha determinati.

Una legge emanata dal Parlamento,per esempio, in base alla ragione comune può essere ritenuta logica e giusta soluzione di una determinata situazione che si era venuta a creare.

In base alla pura Ragione, cui non sempre,anzi raramente si ricorre,

può emergere la vera causa per cui è stata caldeggiata l’approvazione di quella legge. Il più delle volte emergerebbero motivazioni del tutto sottaciute e più o meno lecite.

Motivazioni inerenti ad una causa artatamente nascosta,finalizzata soventemente al raggiungimento di un risultato divergente da quello dichiarato.

Casi del genere sono tutt’altro che rari nell’attività politica del nostro Stato, specialmente in quei governi in cui la maggioranza si dichiara paladina di un certo orientamento politico, mentre in realtà si adopera per raggiungere obiettivi congeniali a partiti di diversa estrazione politica.

In diversi casi si è passati da un orientamento socialista a quello destrorso.

In particolar modo per risolvere problemi di ordine etico e per rispondere ai quesiti che ci poniamo sull’origine della vita, nostra e dell’Universo cui apparteniamo,non è sufficiente richiamarci alla ragione comune.

E’necessaria una vera Ragione,una Ragione pura che non è ancora ben conosciuta nel mondo in cui viviamo. Per trovarla dobbiamo cercarla in un’altra realtà, in un'altra spiritualità : quella da cui ha avuto origine il tutto,noi compresi.

Dobbiamo a questo scopo addentrarci in una selva oscura,talmente fitta di idee da farci smarrire la diritta via. Occorre pertanto munirci di una bussola che ci riporti alla luce. E quando ancora brancoleremo nel buio, dovremo cancellare dalla nostra memoria tutto quello che vi si trova depositato e cioè quello che pensavamo prima : una vera e propria zavorra ideale.

La bussola allora ci dirà,come tornerà la luce, che noi siamo infinitesimali particelle dell’Universo, che ha in sé una legge che regola la vita di tutto ciò che esiste e che pertanto,non vi è alcun logico motivo di attribuire ad altro ente sia la nostra origine che la guida della nostra vita.         

A questo punto, convinti e non potremmo non esserlo,che non solo la materia del nostro corpo, ma pure la nostra spiritualità, siano le stesse  dell’Universo, saremmo già sulla buona strada di sapere perché pensiamo e in cosa consiste la Ragione.

Un sillogismo potrà facilitare la nostra risposta :

L’Universo è un enorme organismo ,originato da un intensissimo nucleo di materia di incommensurabile energia, che,dopo il bing- bang, si è espanso senza limiti di propaggini, a loro volta creatrici di stelle galassie e soli di incommensurabile quantità e che,  dalla nascita, regola, con una legge che ha in sé,l’Armonia, i sincronici movimenti, le funzioni e i movimenti e delle stupende creature che vivono in esso.

Un’attività come la suddetta richiede un’intelligenza,una spiritualità.

L’uomo  è una particella dell’Universo.

L’uomo è quindi della stessa materia e spiritualità dell’Universo.

E la Ragione? Non può che essere insita nella stessa spiritualità.

Dalla suddetta premessa,secondo noi inconfutabile,perché avvalorata dalla scienza,si può dedurre che l’uomo abbia in sé una Ragione superiore,pura, ma che non sempre la usa e cade conseguentemente e molto sovente nell’errore perché, non riconoscendosi figlio dell’Universo,non è conscio di possederla.  Si affida quindi alla ragione comune, non ancorata  alla  spiritualità dell’Universo, originata dall’energia prima e costitutiva quindi della sua materialità e quindi anche della nostra.

L’uomo ha quindi in sé la Ragione pura e può appropriarsene se si riconosce figlio dell’Universo. Ci sembra però che ora si debba sapere in qual modo l’uomo possa riconoscersi,per poterla usare,figlio dell’Universo.

A questo punto dobbiamo richiamarci alla legge che regola l’Universo,l’Armonia, che ripetiamo,è una delle componenti dell’energia prima che l’ha originato.                                     
L’Armonia può orientare l’uomo nella giusta soluzione dei problemi che si trova davanti nel corso della sua vita.

E perché sarebbe giusta quella soluzione?

Sarebbe giusta perché, lo ripetiamo,la spiritualità dell’uomo è la stessa dell’Universo, che nelle sue componenti vi è proprio Armonia, che regola la vita del tutto e cioè della materialità spirituale di cui noi siamo un’infinitesimale particella.

E come opera l’Armonia?

Regola la materialità dell’Universo,di cui è parte,mantenendo sul tutto un moto di perfetti equilibrio e sincronia, che permette lo svolgimento di una ordinata vita universale e senza il quale nulla esisterebbe e se venisse a mancare tutto si dissolverebbe.                   
Ed è una forza alquanto severa: quando l’equilibrio universale viene violato,l’Armonia provvede a ristabilirlo tramite una forza contraria a quella che lo ha turbato.

E nei confronti degli squilibri provocati dall’uomo?

Lo squilibrio dell’Universo provocato da un delitto dell’uomo viene ristabilito con il rimorso,il pentimento e il riconoscimento della  colpa da parte dello stesso.

Chi commette un’azione contraria all’Armonia universale,che ognuno ha in sé anche se non ne è cosciente,viene in definitiva spiritualmente aggredito da una varietà di emozioni e sentimenti sconfortanti: il senso di aver lacerato la barriera del lecito e di essere sprofondato nel baratro spirituale.

A volte viene pure inconsapevolmente spinto a compiere scelleratezze più gravi o,al contrario,viene a sentirsi invaso da un insopportabile rimorso o da un’altra infinità di stati d’animo che seppellirebbero in lui anche quel minimo di serenità che è indispensabile e che senza la quale continuerebbe a vivere,ma brancolando nel buio.

E se poi questa presa di coscienza non si verifica del tutto, chi ha peccato non si salva e porta con sé la disperazione fino alla morte.  

Nelle componenti della spiritualità dell’Universo oltre all’Armonia vi è pure,come abbiamo già detto, l’amore, che ne orienta la finalità.

Spiritualità,Armonia e amore sono un tutt’uno,emanazione diretta dell’energia prima che ha originato l’Universo.

E nell’uomo,che ha in sé la spiritualità vi è pure l’amore,l’amore puro. Puro perché la sua origine coincide con quella dell’Universo e prima dell’Universo nulla esisteva che potesse renderlo impuro.

Questa sarebbe quindi la legge che regola la vita dell’Universo e che dovrebbe regolare anche quella dell’uomo.

Ma l’uomo è apparso sulla terra molti miliardi dopo la nascita dell’Universo e quindi la spiritualità che ha in sé opera solo se egli la riconosce quale componente dell’Universo di cui è figlio e non decida di agire di sua sponte ricorrendo al libero arbitrio.        

Se invece è cosciente di poter disporre di una legge superiore alla propria volontà e l’osserva, prenderà giuste decisioni nel risolvere i problemi che si troverà davanti nella propria vita. E questo osservare le leggi universali non è altro che la pura Ragione.

Abbiamo già detto che l’uomo debba riconoscersi una particella dell’Universo :ora dobbiamo chiederci come e quando ciò potrà avvenire.

Non è certo un orientamento dello spirito, ma anche culturale,che si possa formare in noi da un giorno all’altro.                                             
Ciò vale anche per coloro che già,ma solo nel recondito dei propri pensieri, sono portati ad intuire che tutto ciò in cui hanno creduto fino ad un certo momento non soddisfaceva e non soddisfà affatto  l’appagamento della loro esigenza di una nuova visione della propria origine e della legge che avrebbero dovuto e debbono osservare.

Nella gran parte degli esseri umani poi,una particolare tendenza a precludere l’intuizione di quest’idea, provocherebbe una profonda inquietudine dello spirito, lavorando come un tarlo nella coscienza e minando l’equilibrio indispensabile per resistere alle tentazioni di tutto ciò che universalmente è considerato illecito.

Questa, riteniamo che sia stata e sia la causa dei tanti errori e in certi casi dei delitti che sono stati consumati e vengono consumati ai nostri giorni e che non tendono a scemare .

Che sia la mancata liberazione dalla zavorra delle vecchie idee, che renda una parte degli uomini a perdere i freni inibitori delle azioni inconsulte? Non ci sarebbe da meravigliarsi che fosse proprio così.

Con lo scorrere del corso della storia, gradualmente, dall’embrione in cui si trovava impedita,comincia a dare un cenno di vita, per germogliare a poco a poco e poi tumultuosamente, una nuova idea, all’inizio una specie di credo religioso. C’è la scienza però che mette le cose a posto con la sua dissezione fino all’inimmaginabile della materialità dei mondi di cui scopre, calcando le orme di illuminati pensatori,l’origine sua, quella dell’Universo e di noi stessi e quel che è più rivoluzionario,la sua spiritualità di cui ci siamo già intrattenuti.

La nuova idea ,grazie alla scienza,comincia allora a prendere corpo svelando tante verità rimaste fino ad ora dei veri e propri misteri. 

Ed è per merito di queste intuizioni che non pochi di noi cominceranno a sentirsi figli dell’Universo e con l’avanzar del tempo e le conquiste della scienza tanti altri e sempre più numerosi ne seguiranno.

Coloro che credono nelle Divinità potrebbero obiettare che l’uomo, col sentirsi figlio dell’Universo, verrebbe a perdere quella guida,quel fascino che la devozione alla Religione e ai suoi simboli può dargli.

Se,per esempio, volesse comunicare con la Divinità,chiederle una grazia,un aiuto o volesse confessarle le proprie colpe, a chi si dovrebbe rivolgersi, a chi dovrebbe far pervenire i propri pensieri, quale figlio dell’Universo?

Tanto più che, sono forse la maggioranza, quei credenti che nell’esprimere le loro preghiere le indirizzano ad una Divinità con la specifica apparenza riprodotta quasi sempre nello stesso modo,nelle immagini e nei quadri che si trovano dappertutto,non solo nelle Chiese: una Divinità antropomorfa.

Il problema non esiste per coloro che sono convinti di avere la stessa origine e di possedere la stessa spiritualità dell’Universo.

Per loro la parola “credo” non ha senso,non dice nulla : sentono in loro stessi una forza che li orienta ad usare la vera Ragione,a non agire contro la legge che è insita nella materialità spirituale dell’Universo e quindi in loro stessi e che, come ne regola la vita così pure regola anche la loro. La sensibilità conquistata con la liberazione da tutte quelle idee che hanno loro impedito fino ad ora di rendersi conto della propria origine e dell’immanenza dell’Armonia universale, li orienta ad affidarsi alla vera Ragione , quale principio informatore dell’esistenza, con la quale può essere superata qualsiasi difficoltà che ostacoli un degno vivere.

L’attuale rispettabilissimo successore di san Pietro denuncia con grande coraggio ed illuminanti parole le più gravi pecche compiute da una parte dell’umanità e di ciò dobbiamo essergliene alquanto grati anche se vorremmo pure sapere con quali armi si potrebbe impedire il succedersi di tante scelleratezze attribuibili non solo ai potenti,alle loro congreghe, ma anche all’umanità in generale.

E’ dubbio però che impetrare l’intervento dell’Onnipotenza a questo proposito sia risolutivo.

Le pecche,le scelleratezze,i delitti potranno scemare gradualmente  solo con l’auspicabile prevalere dell’uso della vera Ragione, nella nostra tribolata specie.

Oltre che a ritenere superfluo il credo nella Divinità, l’uomo, se si convincerà di essere una creatura dell’Universo, non sentirà più nemmeno il bisogno di ricorrere ai vari pensieri filosofici per avere un orientamento spirituale che gli permetta di appagare la sua sete di conoscenza.

La metafisica,l’idealismo,il razionalismo,il meccanicismo,lo sperimentalismo ed altre teorie possono averlo appassionato, toglierlo da quella posizione di tabula rasa in cui si trovano gli agnostici e gli esseri idealmente abulici, ma non l’hanno affatto messo sulle tracce sia della propria origine che della spiritualità universale che ha in sé.

L’aiuto a metterlo sulla strada giusta per svelare quelli che per l’uomo erano ed in parte sono ancora oggi misteri, gli è stato dato, riteniamo,dal panteismo di Spinoza,dall’idealismo di Schelling, Heghel e dal materialismo di Karl Marx : questi filosofi si sono resi conto ed hanno sostenuto i primi, che natura e spirito coincidono e l’ultimo,Marx, che  la materia è tutto,che è l’intelletto che secerne i pensieri,che in definitiva hanno origine dalla materia.

Persino uno dei più grandi pensatori,Aristotele,vissuto oltre due millenni or sono,sostenne che anima e corpo sono un tutt’uno.

Il pensiero di Karl Marx, elevato pensatore, è culminato con il sostegno all’idea comunista, già insita nel profondo significato della predicazione di Cristo che,infatti, aveva suscitato il sollevarsi degli scudi dei potenti del tempo, accaniti conservatori delle loro ricchezze.

Quando poi quest’idea venne enunciata e diffusa nel “ Manifesto del Partito comunista” (1948) Marx divenne l’uomo più odiato e calunniato del mondo.

E se non proprio l’odio, la totale avversione contro l’attività comunista, culminò, con la creazione da parte delle classi sostenitrici del capitalismo e delle varie Chiese, di un cordone sanitario che isolò il costituito Stato socialista dalla comunità internazionale.

La politica delle grandi potenze capitaliste fu talmente aggressiva da provocare, da parte dell’URSS e dei movimenti che la sostenevano, un notevole inasprimento sia nell’elaborazione dell’ideologia che nello svolgimento dell’attività politica.

Da non dimenticare poi che il movimento comunista in Russia,aveva subito,sin dalla nascita, una feroce repressione reazionaria da parte dello Zar che di conseguenza l’aveva portato verso un intransigente estremismo.

Ne derivò che la stessa dirigenza del nuovo Stato proletario non sempre ricorse, come del resto fecero le altre potenze, all’uso della vera Ragione e da ciò iniziò a farsi concreto il reciproco ricorso allo  scontro militare.

L’ingresso poi sulla scena internazionale dell’aggressivo e guerrafondaio nazismo e dell’alleato fascista, fece traboccare il vaso già colmo.   

Così passo dopo passo l’URSS dovette sospendere la realizzazione del Comunismo nel proprio ambito e dedicare ogni risorsa ed energia alla preparazione della propria difesa, del tutto necessaria, considerato il rischio di uno scontro atomico.

Indebolito e snaturato dalla nuova realtà, che certamente non aveva imposto, il comunismo si trovò ridotta al minimo la propria potenzialità e venne sopraffatto con il conseguente predominio sul mondo di un nuovo corso economico, ancora più insidioso del capitalismo : il liberismo finanziario,vera espressione dell’individualismo e dell’egoismo più sfrenato.

Gli eventi che abbiamo descritto e la loro conclusione, mettono in evidenza le gravi conseguenze, che possono essere provocate dal non uso della vera Ragione.  

Se l’idea comunista, in sé indubbiamente accettabile, non fosse stata così sconsideratamente respinta, pure la risposta dei movimenti che la propugnavano non sarebbe stata altrettanto preclusiva e chissà! l’avvento di una vera società comunista non sarebbe stata certamente in contrasto con l’armonia dell’Universo, in quanto in essa si sarebbe realizzata la giustizia sociale e la ricerca scientifica avrebbe avuto la più completa libertà d’azione e il primo posto nelle sue finalità.

E’ però da escludersi che un decorso così contrastato ed addirittura caratterizzato da una violenza senza esclusione di colpi da parte della canea reazionaria,  come quello della storia del movimento comunista, potesse far nascere,in quell’epoca ed anche ora, una società di liberi ed eguali.

Non è comunque tramontata la speranza che una società del genere si realizzi in futuro : se ciò non avvenisse, è indubbio attribuirne la  responsabilità al mancato uso della Ragione.

Ci sembra ora opportuno,se non addirittura indispensabile,sapere quale sia stata l’ ispirazione,l’idea di base che ha spronato l’uomo nel percorso del suo cammino,dal remoto inizio ai giorni nostri.

Dobbiamo infatti riconoscere che, dal momento in cui è apparso sulla terra, l’uomo ha progressivamente affinate e senza soluzione di continuità, non solo la sua capacità di dominare gli ostacoli materiali che si è trovato davanti,ma anche l’attività dello spirito, rischiarandogli l’oscurità (o cecità?) della propria conoscenza.

Non è forse riuscito a divenire,da creatura indifesa ed esposta ai quattro venti qual’era ,dominatore quasi incontrastato della natura e confortato  da una spaventosa serie di invenzioni che gli rendono facile la vita?

Era nato nudo e poi si è coperto da pelli animali.

Era alla mercé delle belve e si è munito di clave e poi di frecce per difendersi.

Era esposto al freddo, agli scrosci di pioggia,ai fulmini e si è costruito a poco a poco una casa.

Aveva difficoltà a compiere anche minime distanze, a portarsi addietro le sue cose ed ha inventato la ruota ed il carro.

Subiva frequenti aggressioni da parte di altri uomini ed allora si è munito dello scudo per difendersi e della spada per contrattaccare.

E’ stato poi un frenetico susseguirsi di progressi materiali.

Un tempo si copriva di pelli animali,oggi si abbiglia con confortevoli, ricche ed eleganti vesti.

Un tempo si difendeva con le frecce e la spada,ora risponde alle aggressioni e pur attacca, con armi potenti e spaventose che provocano morte e distruzioni a largo raggio.

Un tempo percorreva poche miglia su un carro, ora compie il giro della terra in poche ore e si posa persino sulla luna, raggiunge persino, con navicelle astrali teleguidate, le più lontane galassie.

Quale la causa,la prodigiosa causa, che ha fatto progredire fino ad alte vette, il pensiero dell’uomo?

Riteniamo che si possa coscientemente sostenere che la spinta decisiva a rivoluzionare la vita dell’uomo sia stata dapprima lo stato di necessità e il ricorso all’osservazione, all’esperienza e poi la ricerca scientifica e i prodigiosi risultati da essa raggiunti.

Il credo religioso ha senza dubbio dato all’uomo un consistente aiuto per il superamento delle immani difficoltà che nelle prime epoche della sua apparizione sulla faccia della terra ostacolavano il percorso della sua esistenza, ma dal momento in cui la fede è stata presa in ostaggio quale strumento per il formarsi di una Chiesa

rigidamente dogmatica e tesa al munirsi di un potere temporale,si può senza alcun dubbio ritenere che la Religione sia stata un ostacolo al progresso dell’uomo,sia materiale che spirituale.

Si deve comunque riconoscere l’ esemplare abnegazione di tanti umili religiosi che hanno sacrificato la propria vita per il bene del prossimo e per opporsi a quei peccati che violano anche l’Armonia dell’Universo. 

Ritornando allo sprone al progresso dell’uomo dato dalla ricerca scientifica oltre agli antesignani dell’ ultima e più illuminante fase basata sull’esperienza, già abbiamo menzionato Galileo Galilei, Newton, Einstein ed altri,tanti altri.

Sulle orme delle loro conquiste altri uomini di scienza ed altri organismi hanno svelato e stanno svelando ciò che della materia era ed è ancora ignoto : chi non ha avuto notizia del bosone di Higgs(suo scopritore)ossia quella particella che permeerebbe l’Universo conferendo massa alle particelle elementari e che garantirebbe l’ esistenza al modello standard della materia?

Chi non è al corrente dell’attività e degli ambiziosi programmi del  Cern ( Centro europeo di ricerca nucleare), collettivo scientifico che sta portando avanti, con mirabili successi, un’ulteriore fase(forse la decisiva) della dissezione della materia al fine di acquisire decisivi elementi di interpretazione della vita, dell’essenza dell’Universo ed anche della nostra?

La Ragione,ancora allo stadio di intuito, non è però ancora riuscita a dominare diversi errori, di cui citiamo i più gravi :la sete di violenza,di guerra e alcune malattie.

La violenza,la guerra,si incontrano sovente sul percorso compiuto dall’uomo.  Ma sull’attuale percorso e su quello che si prevede? Dobbiamo purtroppo rilevare che violenza, guerre e malattie siano sempre all’ordine del giorno.

Le malattie un tempo divoravano la vita dell’uomo : peste, colera, febbri d’ogni provenienza, dissanguamenti e ferite da lancia e spada,oltre naturalmente a quelle più comuni ma sovente mortali, mentre oggi si curano e guariscono.

E allora? Le malattie imperversano ancora ed alcune, alquanto gravi, non sono sempre e del tutto guaribili : tumori, aids,  ebola, poliomielite, malattie genetiche, morbo di Alzheimer,autismo,

distrofie muscolari,malattie psichiche,sclerosi laterale amiotrofica ecc.

Ve ne sono poi di molto recenti di malanni non debellati e non certo di poco conto:  quelli causati dai vari vizi e in particolare le conseguenze dell’uso delle varie droghe, l’alcoolismo e tanti altri.

Mi sembrerebbe poi di offendere il senso comune con l’ intrattenermi sulle malattie dello spirito. E’ vero,sono sempre esistite e non solo esistono ancora,ma certune si sono amplificate nella loro sfera di influenza : una volta albergavano in prevalenza in ristrette congreghe, ora infettano pure parte del gregge comune.  Mi riferisco, non è difficile intuirlo, alla corruzione, alle mafie, al massacro dell’attività sessuale che, da chiave per aprir la via a nuove vite, è diventata spremitura dei sensi a scopo di libidine e lussuria.  

Eccetera,eccetera ed eccetera

E allora? Torniamo a bomba : quale principio spirituale ha orientato sino ad ora l’uomo nel suo cammino mortale e lo guida ancora?

Grandi pensatori, idealisti in prevalenza,ritengono che il principio originario del tutto,lo Spirito assoluto,si manifesti e si dispieghi nella vita dell’uomo in una perenne tensione verso libertà e universalità, tramite un processo dialettico e cioè con fasi o momenti di affermazione e negazione  che si concludono nella sintesi, conciliazione degli opposti in un momento più alto dello sviluppo.           Processo dialettico che è lo stesso di quello logico che oltre a presiedere alla struttura del pensiero presiede alla realizzazione dello Spirito assoluto.

 E l’idea religiosa trova ospitalità nella maggior parte del pensiero idealista.

Altri pensatori,materialisti e in particolare Karl Marx, sostengono invece che sia stato il materialismo dialettico a presiedere la vita della materia e il materialismo storico quello del corso della Storia, tramite la lotta tra le classi sociali.

Ambedue le correnti di pensiero ritengono che le loro interpretazioni della realtà e della storia attribuiscano all’uomo una finalità di elevazione della vita.  Quella del materialismo storico lo libererebbe  da tutte le sovrastrutture ideali , ritenute funzionali al dominio del capitalismo e aprirebbe all’umanità la via ad una società di liberi ed eguali e di affermazione della giustizia sociale.

Il nostro pensiero segue un altro filo conduttore : quello della presenza nell’uomo della stessa materialità spirituale che ha dato origine all’Universo e ne regola la vita tramite l’Armonia, che con l’amore ne è una sua componente.

Abbiamo già chiarito e lo confermiamo, che l’Armonia presiede al mantenimento dell’equilibrio universale senza il quale nulla esisterebbe ed interviene a ristabilirlo ogni volta che venisse violato. E che interverrebbe a ristabilirlo anche quando fosse l’uomo a violarlo con un agire illecito e cioè contrario all’Armonia,spiritualità che l’uomo ha in sé, anche se non ne fosse cosciente.

Il corso della storia dell’uomo è stato quindi il manifestarsi graduale, nella sua coscienza, della materiale spiritualità universale che gli permetterebbe di conoscere la Ragione , quale strumento per non cadere nell’errore, nell’illecito,violando in tal modo l’equilibrio universale con tutte le conseguenze già da noi enunciate.

Già abbiamo premesso che condizione pregiudiziale per la conquista dell’uso della Ragione da parte dell’ uomo, sia la sua convinzione  di essere una particella dell’Universo,sua creatura in definitiva.

E’ del tutto intuibile però che l’evoluzione della coscienza umana sia stata,ancor più che graduale, quasi di impercettibile progressione : nelle prime epoche della sua vita, l’uomo ha infatti vissuto nella quasi completa cecità ideale e lo è tutt’ora in rilevante misura.  

La coscienza di sentirsi figlio dell’Universo, della stessa materiale spiritualità è emersa in lui raramente e inconsapevolmente, permettendogli così, solo in quei casi, di ricorrere ai lumi della Ragione e di evitare di cadere nell’errore o di ripararlo, una volta compiuto.                                

Purtroppo non sono stati rari i casi di correzioni a loro volta in parte erronee.

Prima di intrattenerci sulle non frequente intermittenze dell’apparire  nell’uomo della luce della Ragione, dobbiamo rivolgere il riconoscente pensiero a coloro che con il loro intuito e la dedizione alla scienza hanno dato l’avvio al superamento delle nostre idee, che dal vicolo cieco in cui stagnavano da secoli, hanno iniziato a volgere un fiducioso sguardo sulla vera natura e la vita dell’Universo.

Dall’ inconcludente circolo vizioso della ricerca di un’astratta idea che appagasse la nostra sete di verità, si è passati a studiare sempre più in profondità quella materia che a lungo non è stata degna di considerazione scientifica e quindi nemmeno di un suo inserimento  a pieno titolo nella ricerca dell’origine dell’Universo e di noi stessi. 

A questo punto,con la speranza di aver reso comprensibile la nostra opinione sull’origine della vita e sulla nostra posizione nell’Universo, riteniamo nostro dovere rispondere agli interrogativi che inevitabilmente si possono fare sul futuro di un’umanità, in cui gli esseri convinti di essere un’infinitesimale particella dell’Universo siano sempre più numerosi.

Prevedere il futuro dell’ Umanità? Non siamo proprio così presuntuosi da ritenerci in grado  di poterlo fare.

E’ incontestabile che la nostra mente abbia dei limiti. Già l’hanno sostenuto eminenti filosofi.

Se infatti cercassimo di sconfinare da quei limiti, verremmo ad arrovellarci nella pura fantasia, ad addentrarci in vane escursioni metafisiche.

Possiamo fare solo delle ipotesi,facendo il possibile di rimanere aderenti alla realtà, unica base non franosa su cui costruire delle ipotesi.

Si potrà obiettare che anche la nostra teoria sull’origine dell’Universo,di noi stessi e sulla Legge dell’Armonia,abbiano un che di fantastico,immaginoso.

Un momento,prego! Noi non abbiamo esposto alcuna teoria. Abbiamo solo messo a disposizione di tutti, in particolar modo di coloro che sono inclini all’uso della Ragione, una strada diversa e migliore di quella percorsa fino ad oggi e che è probabile ci porti nell’abisso.

Il nostro pensiero si basa sulle conquiste della scienza, che ci autorizzano a prospettare una concreta alternativa alle confuse e inconcludenti ideologie e alle fedi religiose,che fino ad oggi non sono riuscite a schiudere all’uomo un futuro sereno,privo di sterili e molto nocivi conflitti materiali e spirituali.   

Aderiamo alle incontestabili conquiste della scienza anche perché le riteniamo in linea con lo sviluppo del pensiero dell’uomo.

Non è forse ineluttabile un nuovo corso della filosofia che dalle orme ormai sbiadite dei deismo,del razionalismo , dell’idealismo e di tante altre teorie, non si immetta fiducioso in quelle della scienza, che ha dato sino ad ora inconfutabile dimostrazione dei propri assunti?

Dopo queste dovute precisazioni, passiamo a fare delle ipotesi sul futuro del mondo, sul nostro avvenire.

Riteniamo che possano succedere molte cose. Prima di tutto,lo speriamo, nuove e decisive conquiste della scienza che,conseguentemente,convincano la maggior parte degli uomini di essere una infinitesimale particella dell’Universo e di poter quindi disporre dell’uso della vera Ragione.

La minoranza si adeguerà alquanto prima a questo auspicabile processo.

Ed allora cosa succederà?

Quello che si prevede  è sempre aleatorio. In base all’ipotesi più ragionevole gli uomini che prediligeranno il libero pensiero, contribuiranno a purificare la malsana spiritualità  che grava sul mondo e con il loro esempio convinceranno molti altri a fare altrettanto.

Il modo di pensare e di agire degli uomini si eleverà quindi progressivamente e la quantità di coloro che sono dediti al delitto,oggi alquanto consistente, diminuirà sempre più assieme alla massa degli scettici,ancora prigioniera dei vecchi modi di pensare.

E così il mondo, a poco a poco, cambierà in meglio fino a trasformarsi del tutto : una nuova spiritualità renderà la vita veramente degna di essere vissuta.

Riteniamo però che solo il nostro impegno, la nostra buona volontà siano le condizioni sine qua non perché l’uomo possa incamminarsi verso un futuro di vero progresso materiale e spirituale,di serenità.

Ecco allora che nasceranno nuovi ideali, nuove aspirazioni, propositi sempre più elevati,idee sempre più affascinanti, sempre però ancorate alla comprensione e alla partecipazione alla vita dell’Universo, al rispetto dell’Armonia.

In questo idilliaco augurabile contesto, ci sarà infinito spazio per una nuova musica,non cacofonica come l’attuale, una nuova poesia e una nuova  narrativa, purificate da tanti modi di esprimersi non del tutto inebrianti.  

Pure il sesso diverrà sempre più l’espressione del vero amore e tutti i fasulli richiami al “ fare l’amore “ verranno ignorati o addirittura zittiti al primo accenno.

E la Filosofia? Sarebbe definitivamente morta?

E’ dubbio, molto dubbio.

Forse, dopo la sua pausa , decretata da un nuovo modo di pensare di una significativa parte degli uomini,di coloro che per apertura mentale non respingono a priori le nuove idee, per poi accoglierle se ritenute utili alla conoscenza, è probabile che si faccia sentire.

Tanto più che l’uomo si troverà davanti nuove tematiche che la filosofia potrà fargli affrontare ,se richiesta, con la dovuta ponderatezza.

E non saranno di certo poche le conquiste della scienza, le manifestazioni di un’arte rinnovata, le nuove mete, che renderanno più intensa e creativa l’attività spirituale dell’uomo.      

La più elevata finalità  dell’uomo sarà però la continuazione di una specie sempre migliore e nel suo sogno apparirà anche…. l’ eternità.

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@lorenzofantacuzzi

martedì 22 settembre 2015

Negli ultimi due libri della collana “Armonia” : “L’infinito che vive accanto a noi “ e “ La visita di Oddone ad un altro mondo” Vincenzo Turba  non si accontenta di dissentire genericamente  dalla politica che la maggior parte degli Stati,specialmente i più potenti,hanno adottato nel corso dei secoli ed adottano tutt’ora nell’affrontare e risolvere qualsiasi problema concernente i loro interessi.  Di questa politica Vincenzo Turba non solo mette genericamente in evidenza l’egoismo che quasi sempre l’ha caratterizzata , ma nella sua analisi sottopone ad un’impietosa critica l’irragionevole comportamento tenuto dalle grandi potenze per risolvere i gravi conflitti  che si sono trovati davanti e  non poche volte da loro stesse provocati. E ne vengono concretamente citati  casi  recenti e persino attuali.


Vincenzo Turba fa risalire la causa di queste continue sciagure alla mancanza di uso della ragione da parte di coloro che si sono assunta la responsabilità di presiedere alla vita pubblica dei popoli,degli Stati.
E della non conoscenza della potenza della vera ragione, Vincenzo Turba si dilunga ad indagarne la causa, così come ritiene quali soluzioni si sarebbero dovuto dare con l’uso delle ragione a quei problemi che invece senza il ricorso a questa primaria virtù, hanno avuto esito catastrofico.
Nella collana “Armonia” è una continua ricerca da parte di Vincenzo Turba dei principi primi, la cui conoscenza potrebbe dare all’uomo la forza di crearsi il proprio destino, di dominare la passioni e di vivere una vita degna di essere vissuta.

E in questa ricerca Vincenzo Turba si rivolge alle sempre più prodigiose ed incalzanti conquiste della scienza, che potranno portarci, solo loro, alla conoscenza della nostra origine e della vera spiritualità che abbiamo in noi e che potrà evitare un’ingloriosa fine della nostra specie. 
Sì!E’vero! Nei libri della collana”Armonia” non vi è alcuna traccia del Padreterno.
In quell’alto dei cieli descritto da Vincenzo Turba si può però scorgere, d’altro canto, una sorgente di alta spiritualità rispettosa della creatività dell’uomo e in linea con l’ascensionale cammino della scienza, che già ha raggiunto traguardi che soddisfanno e che è certo soddisfaceranno sempre più la nostra conoscenza dei residuati misteri e che già oggi ci fanno intuire una verità destinata a non umiliare il credo della Religione.         
Un pensiero del tutto rivoluzionario ci illustra Vincenzo Turba nei suoi libri:

“Spiriti ed anime vaganti nell’Universo”

“La terra, l’Infinito l’universo, – visioni di tre anime”e “L’infinito che vive attorno a noi”



L’autore si avventura nei cieli oltre la Religione e conclude:
“non più divinità,ma “pura Ragione” che solo con l’aiuto della Scienza può essere conquistata”




Continuando, nell’alto dei cieli descritto da Vincenzo Turba non vi è alcuna traccia del Padreterno, ma vi si può scorgere, d’altro canto, una sorgente. Una nuova Religione  si delinea e può prendere forma da questa nebulosa Armonia che regola la nostra vita.  Vincenzo Turba intuisce il formarsi di una nuova vera Religione, che spinge alla ricerca del giusto equilibrio tra vita e divino.










Visita la pagina dedicata alla collana Armonia




@lorenzofantacuzzi

lunedì 31 agosto 2015

Fantastiche visioni

Questi romanzi sono da leggere perché ci danno fantastiche visioni che poi ci preparano a rifiutare l'apparenza ed a conoscere la realtà in sé.

Negli ultimi due libri della collana “Armonia” : “L’infinito che vive accanto a noi “ e “ La visita di Oddone ad un altro mondo”, di prossima pubblicazione. Vincenzo Turba  non si accontenta di dissentire genericamente  dalla politica che la maggior parte degli Stati,specialmente i più potenti,hanno adottato nel corso dei secoli ed adottano tutt’ora nell’affrontare e risolvere qualsiasi problema concernente i loro interessi.  Di questa politica Vincenzo Turba non solo mette genericamente in evidenza l’egoismo che quasi sempre l’ha caratterizzata, ma nella sua analisi sottopone ad un’impietosa critica l’irragionevole comportamento tenuto dalle grandi potenze per risolvere i gravi conflitti che si sono trovati davanti e non poche volte da loro stesse provocati. E ne vengono concretamente citati casi recenti e persino attuali. 




Vincenzo Turba fa risalire la causa di queste continue sciagure alla mancanza di uso della ragione da parte di coloro che si sono assunta la responsabilità di presiedere alla vita pubblica dei popoli,degli Stati.
E della non conoscenza della potenza della vera ragione, Vincenzo Turba si dilunga ad indagarne la causa, così come ritiene quali soluzioni si sarebbero dovuto dare con l’uso delle ragione a quei problemi che invece senza il ricorso a questa primaria virtù, hanno avuto esito catastrofico.
Nella collana “Armonia” è una continua ricerca da parte di Vincenzo Turba dei principi primi, la cui conoscenza potrebbe dare all’uomo la forza di crearsi il proprio destino, di dominare la passioni e di vivere una vita degna di essere vissuta.
E in questa ricerca Vincenzo Turba si rivolge alle sempre più prodigiose ed incalzanti conquiste della scienza, che potranno portarci, solo loro, alla conoscenza della nostra origine e della vera spiritualità che abbiamo in noi e che potrà evitare un’ingloriosa fine della nostra specie.  
Ai fini di questa ricerca il Turba ci porta nel più alto dei cieli, dove sfrecciano ancora le primordiali energie cosmiche generate dall'inaudita esplosione di quel denso nucleo, che ha dato origine agli astri, ai mondi, anche al nostro ed alla sua tribolata specie. E queste sue visioni sono forse fantastiche, ma sempre connesse ai quesiti della scienza ed alle sue conquiste.
         
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@lorenzofantacuzzi

giovedì 27 agosto 2015

Autunno andiamo è tempo di....

A dire il vero con questo caldo... Pare che l'estate non sembra abbia deciso di lasciarci. Quale periodo migliore per dare sfogo alla vena creativa! Scrittori, poeti, giallisti, insomma tutti noi e voi che amiamo scrivere, Alef vi aspetta. La redazione è pronta oggi ci presentiamo. Pensiamo sia una bella cosa mostrarci in viso, per consolidate vecchie e nuove rapporti.

Bene allora eccoci, dietro ad Edizioni Alef abbiamo fondamentalmente due artigiani:


David



Scrittore, editor e con una passione per la scrittura, quasi un vero grande amore! Collabora con Alef fin dall'inizio, 




Lorenzo




Condivide con David il lavoro di editing e pubblicazione dei nuovi libri.  Mescolo passione e voglia di creare cose nuove per regalarvi sempre una nuova emozione.


Inviaci il tuo manoscritto a questo indirizzo:

manoscritti@edizionialef.it



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