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venerdì 6 marzo 2015


Per la rubrica un autore al mese, incontriamo il Professor Pio Mario Fumagalli, che con Edizioni Alef ha già pubblicato diverse sue opera.
Per maggiori informazioni sulle pubblicazioni











1.Ci racconti un po' del suo approccio al mondo della scrittura, quando e perché hai  iniziato a scrivere?

Avevo diciotto anni quando ho cominciato a scrivere poesie. Dopo un’autovalutazione, forse un po’ severa, ma realistica, ho stracciato tutto. Il mio riaccostamento alla scrittura è coinciso con la mia attività di insegnante: preparavo le lezioni (o i concorsi), prendevo appunti, poi li mettevo in ordine la sera, infine li facevo rilegare: ne è venuta fuori quasi una storia della letteratura italiana e una nutrita raccolta di autori latini e greci.

2. Quante pubblicazioni hai all’attivo e cosa ricordi del momento in cui hai realizzato di essere edito? Quali le emozioni? Quali le aspettative? E, perché no? Quali le delusioni, se ce ne sono state?

Ho scritto quattro libri, equamente distribuiti fra poesia latina e tragedia greca. Per quanto riguarda le mie emozioni, posso solo dire che, nel momento in cui mi sono reso conto che il mio primo libro sarebbe stato pubblicato, sono entrato in uno stato d’ansia, che ha sommerso qualsiasi altro sentimento. Dopo il primo libro (“Catullo: La vita, la poetica, gli amici, l’amore”), che ha avuto ottima accoglienza (per la “novità”: “Il prof. Ha scritto un libro!”, e perché Catullo è accattivante), è iniziato un calo lento, ma continuo. Più i testi diventavano complessi, più si parlava di “pesantezza”. Dunque aspettative e delusioni si bilanciano. D’altra parte, bisogna riconoscere che al cosiddetto lettore “medio” interessa altro. Dopo otto ore di lavoro, leggi una tragedia greca o libri, per così dire, meno impegnativi?

3.Quali sono i libri che ti hanno dato la spinta necessaria per affrontare il mondo della letteratura dalla parte dell'autore?

Impossibile rispondere.  Ogni autore mi ha dato qualcosa, anche i cosiddetti “minori”: pensate, per esempio, ai “Moralia” di Plutarco (a proposito, complimenti al mio collega!) o a certi poeti della Scapigliatura… Bisogna scoprirli.

4.Ci parli della tua esperienza come insegnante?

Mi ha rubato la vita, ma mi ha dato tanto. Ora che sono in pensione, sento una forte nostalgia del gruppo-classe e qualche ripetizione non serve a colmare il vuoto, anzi… Fare ripetizioni è un po’ come prostituirsi: arriva l’alunno, ti dice “Domani ho la verifica di verbi greci!”, ti mette un gettone in bocca, e tu parli. Inoltre, se è vero che un buon insegnante è un potenziale attore, mi manca moltissimo il palcoscenico.

5.Ci spieghi la tua collana?

Della collana ho già parlato in sede di programmazione: ma è tutto provvisorio, molto provvisorio, soprattutto alla mia età. Alcuni alunni vorrebbero che approfondissi i miei appunti sulla “Medea” di Euripide, e già salterebbe il mio programma di pubblicare l’opera omnia di Sofocle. Vedremo. Comunque se riuscissi a far apprezzare la tragedia greca, sarebbe già un grande passo in avanti. Con la poesia latina è tutto più facile: i ragazzi la sentono più vicina a loro.

6.Perchè hai scelto di scrivere su questi autori?

Dopo aver insegnato per diversi anni, nella mia gioventù, Italiano, Storia, Geografia, ho pensato di tornare alle origini. Ed è accaduto quello che da sempre speravo: sono arrivato al Liceo Classico e ho ripreso i maestri antichi. - In primo luogo, è ormai assodato l’elemento formativo dello studio degli antichi, così come l’indispensabilità culturale della conoscenza di quel mondo, ma quello che si dimentica spesso è che i loro problemi sono anche i nostri e che essi non hanno scelto la via consolatoria, ci hanno anzi insegnato a scartare risposte facili, consolatorie, autoassolutorie.

7.Cosa vorresti scrivere di diverso dal tuo genere?

Tornerei alla poesia. E probabilmente farei un rogo dopo averle rilette.

8.Hai già in programma qualcosa?

Sto lavorando all’”Antigone” di Sofocle. A proposito di quanto dicevo prima, alla risposta 6, questa tragedia pone un problema complicato e attuale: esistono diritti inoppugnabili, indiscutibili, accanto al diritto positivo? Credo che  questo problema, su cui ci si è scontrati per secoli e che siamo soliti chiamare con la semplice formula di “diritti umani”, sia, oggi più che mai, attuale.

9. Cosa trovi fuori luogo nella produzione esordiente italiana in campo letterario?

Non ho letto opere di esordienti. Dovrei risalire a Tabucchi, De Carlo, Brizzi, Veronesi.

10. Convinci chi sta visionando questa intervista a leggerti e a scegliere il tuo libro.

Potrei rimandare alla risposta 6 e 8. - Sento voci che invocano l’emarginazione degli antichi dalla scuola. Sarebbe un’amputazione incoerente. Leggete “Aiace”, “Baccanti”, “Antigone”, leggete i classici: sono una risorsa indispensabile per comprendere ciò che ci accade intorno.




@Lorenzo Fantacuzzi





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